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Come si produce un transmedia story telling?

Come si produce un transmedia story telling?

 

Il panorama degli studi mediali ha già da tempo cominciato a dibattere sull’importanza di alcune invenzioni tecnologiche e sull’evoluzione del sistema di comunicazione globale. L’avvento del digitale, come tante volte ricordato, ha permesso la raccolta e lo stoccaggio di masse sempre crescenti di bit, che a loro volta riescono a viaggiare sempre più veloci lungo le linee della rete globale.

 

Internet è senza dubbio la scoperta che più profondamente ha segnato il panorama mediale globale, ma accanto (o prima) ad esso merita sicuramente di essere annoverato il cd-rom, primo vero e proprio salto di qualità dell’epoca digitale, con una capacità infinitamente superiore rispetto ai suoi progenitori, quei floppy di cui decreterà per sempre la fine. La capacità di questo supporto crescerà ancora esponenzialmente, lungo la trafila dell’evoluzione che porterà alla nascita del dvd e blu-ray, che con una capacita di immagazzinamento impensabile per altri tempi, consente l’inserimento di una vasta gamma di dati e contenuti, non per forza mai prodotti prima, ma semplicemente scartati in lavorazione (nelle classiche lavorazioni dell’industria culturale).

 

Proprio sulla base di quanto espresso sopra, i franchise legati ai grandi blockbuster cominciano a prendere un importanza sempre maggiore, riuscendo a diventare quasi opere indipendenti dal contesto, vivendo autonomamente, soprattutto nello sconfinato mondo del web, che veicola tutti i fenomeni legati alla cultura del momento.

Soprattutto grazie al web, infatti, i prodotti mediali stanno continuando una lunga metamorfosi cominciata da tempo e accompagnata dalle strategie dei grandi conglomerati mediali, tesa alla standardizzazione dei prodotti per diminuire il rischio di impresa dovuto alla loro produzione, concentrando gli investimenti nei nuovi mercati aperti dall’uso intensivo di spin-off multi-piattaforma.