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Il videoclip dalla I alla D.. spunti di crescita!

A grande richiesta di amici e colleghi del settore video inizio oggi una rubrica che tratterà la realizzazione, pratica e teorica di un videoclip.

 

Il videoclip dalla I alla D è un saggio scritto in seguito alla mia tesi di laurea che trattava appunto la realizzazione di un videoclip dall’Idea alla Distribuzione. Nei prossimi giorni e settimana posterò alcuni estratti del libro, che potrete acquistare anche qui.

 

Buona lettura!

copertina completa il videoclip dalla i alla d

Capitolo 1. L’idea

 

1.1  Concepire l’idea

 

Se vi domandassero: Come si elabora l’idea per un Videoclip? Come rispondereste? La maggior parte delle volte la risposta principale è “mi faccio venire in mente qualcosa”, una risposta molto vaga e vuota. Concepire un’idea non è un’operazione meccanica.

L’idea per un prodotto audiovisivo non può essere categorizzata, essa nasce in milioni di modi diversi e in altrettanti modi può essere trattata e sviluppata, anche se ci sono alcuni metodi precisi per trattarla professionalmente.

 

Per prima cosa distinguiamo due tipi di idee: l’idea originale e l’idea derivata,

 

L’idea originale nasce istintivamente nel momento in cui leggiamo un testo o sentiamo il brano musicale e ci porta a sviluppare un prodotto nuovo partendo praticamente dalle basi, pensando oltre al videoclip all’aspetto del performer, nel caso non abbia già una sua identità prestabilita.

Stilando la nostra idea dobbiamo pensare al momento in cui sarà sottoporre a giudizio del cliente o del direttore della produzione e quindi a come potrebbero reagire a un’idea troppo articolata o troppo esigua, cerchiamo di stare nel mezzo.

 

Generalmente funziona così: un cliente, o chi per lui, ci informa dell’intenzione di girare un videoclip, ci fornisce le informazioni base sul performer o il gruppo e ci dà un input, solitamente il testo del brano, da cui far fiorire la nostra storia e trasmettere un messaggio.

Da quel momento la fantasia e la prontezza saranno le nostre uniche armi. Dimostrarsi veloci e intuitivi potrà essere un punto a nostro favore verso possibili concorrenti.

 

L’idea derivata invece è più comune perché prevede una sorta di imposizione, ovvero ci viene richiesto di creare un prodotto con determinate caratteristiche, che mostri certe scene o incorpori determinati scenari o messaggi e che facciano apparire il performer musicale e il suo messaggio in un certo modo.

Con questa seconda opzione saremo meno liberi ma sarà più difficile sbagliare, dato che le linea guida ci verranno illustrate con precisione da qualcun altro, saremo solo i registi di un’idea già partorita da altri.

 

La nostra impronta di regista potrà essere comunque presente nelle singole inquadrature. Inoltre proporre dei cambiamenti non è mai una cattiva idea, se si può migliorare un prodotto, senza aumentarne troppo i costi, è sempre un bene.

 

In questo primo capitolo cercherò di dare alcune indicazioni, tecniche e teoriche, per essere in grado di “mettere su carta” le idee e saper costruire passo dopo passo una struttura che nella sua semplicità possa essere articolata in maniera complessa nei documenti successivi.

 

Quando iniziamo a scrivere teniamo a mente tutto ciò che concerne la nostra idea di videoclip. Dalla bozza del plot a tutti i dettagli possibili, dobbiamo appuntare tutto e racchiudere queste idee in un estratto massimo di due pagine, tra scrittura, foto e schizzi.

 

Parlando di videoclip, solitamente, si ha a che fare con clienti dinamici, cioè con tempi molto stretti di lavoro, e che difficilmente sono anche grandi esperti di linguaggio audiovisivo, quindi cercheranno di darci più informazioni possibili e si affideranno alla vostra rapidità di feedback per capire se il prodotto sarà valido o meno.

Capire cosa vuole dirci un cliente e dargli un’idea originale, vicina il più possibile alla sua, deve essere un processo molto veloce; per fare ciò dobbiamo anche pensare ai suoi concorrenti e a quello che fanno. Copiare un’idea e rielaborarla per le nostre esigenze può essere assai utile in certi casi, quindi non abbiate paura di “copiare” l’importante è assimilare quell’idea in maniera intima in modo da renderla ed elaborarla alla propria maniera, trasformando una copia in un’originale.

Con il cliente comunque dobbiamo restare semplici e sintetici, in modo che comprenda la nostra idea e ci dia subito il suo nulla-osta per procedere alla stesura degli altri documenti.

 

Una mia grezza definizione d’idea si identifica in tutto ciò che la nostra mente fa scaturire secondo un input qualsiasi: visivo, auditivo o intellettuale.

Anche un semplice dialogo può far scaturire la nostra idea, è pertanto un’elaborazione estremamente personale.

 

Essere creativi non significa per forza essere un genio o un’artista dalle grandi doti, la creatività dipende dal soggetto, dalle possibilità realizzative del brano, dall’immaginazione personale e anche dal contesto in cui opera. Maggiori sono le situazioni e gli spunti che ci circondano, maggiore è la documentazione che permette al nostro cervello di elaborare tutti gli input necessari a creare un qualcosa di totalmente nuovo.

Lavorare spesso con i video e vedere molti videoclip, anche di fama mondiale, ci può essere di grande aiuto, “copiare” tanti stili ci serve a capire e creare un nostro stile.

 

Scrivere l’idea per un videoclip è relativamente semplice, il difficile è carpirla nel modo corretto. Per fare ciò è necessario ascoltare più volte il brano musicale su cui dovremo agire, leggere il testo e raccogliere più informazioni possibili sull’artista e la sua personalità.

Sapere anche il fine ultimo del cantante, ovvero il messaggio che vuole trasmettere con il suo pezzo, ciò che il gruppo vuole dire con quel pezzo, può aiutare a realizzare poi un soggetto in grado di  valorizzare al meglio la sua personalità e la sua immagine.

 

La gente ricorda l’artista per le sue particolarità, quindi si dovrà cercare di mantenere lo stesso stile che esibisce nei live o nei passati videoclip, in modo da tenere a mente quegli elementi di unicità che lo hanno fatto amare dal suoi fans.

In ogni artista famoso, da Luciano Ligabue a Rihanna si ha sempre uno stile guida e, nei rari casi in cui questo stile venga modificato, si ha un a scissione dei fans in compiaciuti e contrari.

Inoltre è importante trovare sempre nuovi modi per fare apparire bello il performer, sia a lui stesso che al pubblico.[1]

 

Una volta ascoltato il brano, individuato il genere e il filone musicale, si buttano giù le prime idee sul video.

Il videoclip è vincolato alla musica, il montaggio condizionato da essa.

Diamo ora un esempio di idea derivata, l’unica cosa che cambia nell’esposizione di un’idea derivata da quella di una originale è che in cima al testo vanno indicati i principi guida dati dal nostro cliente.

 

Punti da sviluppare: Il gruppo vuole trasmettere un’idea di rock sotto una faccia di semplicità e simpatia, non tralasciando però l’irriverenza dei loro brani. Come punto di partenza si è pensato allo stile dei videoclip dei Sum 41 intitolato “Fatlip” e quello di Avril Lavigne sul brano “Skater Boy”

 

Idea: La band sale su un treno in città con gli strumenti e le casse e si mette a suonare, stupendo i passeggeri, a tutto volume, dopo poco vengono buttati già dal treno dal controllore, i ragazzi scappano via, seguiti da alcuni fan.

Salgono poi su un bus cittadino dove continuano a suonare il pezzo e nuovamente vengono cacciati fuori, e anche stavolta portano con loro altri fan. I ragazzi si mettono a suonare sul tetto di una macchina, quando arriva la polizia scappano sul tetto di una casa, intanto un pubblico di ragazzi si è radunato in strada per ascoltare ed acclamare il gruppo. Quando arrivano altri poliziotti i ragazzi scappano e fuggono in macchina. Alla fine del video si vede un aeroporto e quattro persone con cappello e barba in fila al check in con degli strumenti, la camera mostra il volto di uno degli uomini che spostando la barba si rivela il musicista del gruppo e fa un occhiolino.



[1] S. Bertelli, 2006, “Tesi Il lavoro del regista nella produzione del videoclip italiano”, Università degli Studi di Ferrara, Corso “Tecnologo della comunicazione”, pp. 21-23

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