La regia
Il ruolo del regista non è per niente un compito da sottovalutare, molti credono si tratti solamente di dare ordini a destra e a manca alla troupe ma, se vogliamo dare una definizione tecnica, è l’atto con il quale dalla sceneggiatura si passa al videoclip, ossia “dalla carta allo schermo”.
Basandosi quindi sulla sceneggiatura, il regista decide il tipo di inquadratura, la durata delle sequenze, l’ambientazione e il modo in cui performer e comparse devono interagire.
Il suo compito è di rendere vero quello che era solo scritto su carta. Quello di cui abbiamo parlato fin ora e anche ciò che verrà spiegato poi fa parte del bagaglio culturale di ogni regista e del suo mestiere.
Ovviamente essere affiancato da figure professionali in ogni ambito, come quello fotografico e coreografico, apporta un grande aiuto al regista che diventa supervisore di ogni attività e riferimento per ogni problema.
Conoscere e saper usare il linguaggio audiovisivo, la messa in scena e dirigere gli attori sono le basi pratiche e teoriche per un regista di videoclip.[1]
Il compito della regia, oltre a produrre, è quello di supervisionare ogni passaggio della produzione, dalla firma del contratto, al montaggio.
La regia è anche coordinamento e supervisione del lavoro della troupe, quest’ultima quando si iniziano le riprese viene guidata dal regista nella creazione delle inquadrature, ed è in questo momento che il videoclip inizia ad acquisire uno stile, lo stile di una regia innovativa e creativa: i continui movimenti di camera prima e il sapiente montaggio poi sono seguiti con accuratezza per trasmettere qualcosa allo spettatore, niente è lasciato al caso.
Già dall’esordio del videoclip negli anni settanta vi furono diverse concezioni di questa forma d’arte, una delle più importanti è Bohemian Rapsody di Bruce Gowers per promuovere le performance dei Queen. Il regista cercò di creare uno stretto collegamento tra video e disco da lanciare sul mercato.
La sua innovativa visione del video, degli artisti e l’utilizzo di particolari stratagemmi, come la moltiplicazione del volto dei membri del gruppo per creare l’immagine del coro, hanno fatto si che, a suo tempo, questo videoclip e il relativo disco restassero per oltre tre mesi in cima alle classifiche della tv e dei dischi più venduti.
La creatività del regista è quindi essenziale per il successo del videoclip e del pezzo.
Canale privilegiato del videoclip e della musica in generale oggi è MTV, che notte e giorno trasmette una continuità di video musicali differenti. La notorietà data dalla televisione sfocia anche nell’utilizzo di queste forme audio-visive in contesti di svago e divertimento come le discoteche, i pub e i bar.
Il bravo regista è in grado di avere agganci e idee anche su questi canali o almeno creare un prodotto adatto a tutte queste situazioni.
I videoclip da oggetti di rimando a situazioni passate, remake di concerti o serate di spettacolo, o future, da strumenti per fini promozionali alla vendita di dischi e biglietti dei concerti, oggi diventano un prodotto di vendita fine a se stesso, e lo spettatore, principalmente di fascia giovanile, è fruitore diretto del messaggio musicale che incorporano.
I registi più abili sono consci di queste caratteristiche e le sfruttano a loro vantaggio. Il videoclip inoltre viene affiancato molte volte, come mezzo espressivo, da altre forme d’arte che lo rafforzano e incentivano come la danza, la grafica 2d o 3d, testi scritti e graffiti, diapositive, stop motion, time warp e fotografia.[2]
Sarà poi il regista stesso a decidere, alla fine delle riprese se eliminare qualche scena dal montaggio finale, e se rigirare un’inquadratura per inserire una di queste forme d’arte.
A tale scopo molti registi si riuniscono, alla fine di ogni giornata di riprese, con la troupe per controllare il girato, così da occuparsi subito di eventuali sbagli o mancanze, effettuando il giorno successivo le riprese sbagliate quel giorno.[3]
Come regista si ha il dovere di adempiere ai tempi e i modi di lavorazione previsti in pre-produzione e si richiede, oltre all’abilità teorica nel creare le inquadrature, la capacità pratica di gestire le camere e la gestione della troupe.
Registi si diventa con studio, impegno, creatività e tanta pratica. Più avanti vedremo il linguaggio visivo che ogni regista deve conoscere, prima però una breve parentesi su come usare il playback.
[1] Prof. G. Ganino, 2006, “Il linguaggio filmico e audiovisivo”, Ferrara, Tecom project editore, p. 68
[2] Prof.ssa R. Ziosi, 2006, “Tracce storico teoriche relative alla musica per il cinema e la televisione”, Ferrara, Tecom project editore, pp. 74-78
[3] T. St. J. Marner, 2003, “Grammatica della regia”, Lupetti editori, pp. 66-67-68
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