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L’idea del montaggio e il montatore

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L’idea del montaggio e il montatore

 

L’idea del montaggio è un concetto assai complesso che comprende la tecnica, lo stile e l’inventiva del montatore, spesso derivanti, oltre che dalla propria creatività, dall’esperienza acquisita in questo campo.

 

Se la sceneggiatura non è abbastanza robusta, è compito del montatore trovare un modo per rendere il videoclip dinamico e accettabile per gli standard attuali.

Un vecchio detto dice che la professione del montatore è sempre perdente: se il montatore fa un buon lavoro e salva il film, i meriti saranno attribuiti al regista, tuttavia, se il montatore non è in grado di salvare il film, la responsabilità è interamente sua.

L’arte del montatore è invisibile e come tale non sempre è tenuta in considerazione. Questo però è uno sbaglio poiché un bravo montatore può facilitare di molto il lavoro del regista e contribuire al successo del video.

In pratica si parla di un secondo regista in grado di rivedere le sorti di un soggetto poco brillanti. Per questo motivo trovare dei bravi montatori è molto difficile.

 

Nel montaggio, specialmente in quello dedicato al videoclip, il taglio veloce in stile MTV, è sempre preferito a quelli più tradizionali del cinema, con dissolvenze e sfumature, più adatte a raccontare un film.

 

Per far apparire un video dinamico e ben realizzato inoltre si usa un “trucco non trucco” ovvero si monta sulla base delle battute della canzone cioè sul bit, l’orecchio umano infatti avverte un cambio di situazione proprio sulle frequenze basse, che sono anche quelle che colpiscono l’addome e stimolano molto di più l’emozione provocata dalla musica,[1] conoscere questi piccoli trucchi può aiutarci a coinvolgere ancora di più il nostro pubblico.

Se vogliamo accostare l’arte del videoclip a quella cinematografica, possiamo utilizzare dissolvenze in un contesto narrativo che non sia puramente performativo.

Le impostazioni audio per il video sono 48kHz, 16 bit stereo o mono, ma l’audio generalmente è a 44kHz, è bene quindi convertire il file per la frequenza video prima di importarlo.

 

Ora siamo pronti alla fase successiva, dove il montatore deve appuntare sulla sceneggiatura tutte le note riguardanti ciak, tagli, cambi ed effetti speciali, utilizzando il metraggio del girato, perché dovrà limitarsi ad analizzare esclusivamente quello registrato sul nastro e non quello che era stato descritto in sceneggiatura, che può differire dagli effettivi girati sul set.

 

Il montatore deve utilizzare la sceneggiatura come un programma per il racconto che dovrà emergere e quindi scegliere accuratamente quali parti tagliare per far sì che il racconto sia il più possibile vicino alle intenzioni dell’autore del brano.

Può avvenire che durante le riprese si siano girate scene in ordine completamente diverso rispetto alla sceneggiatura e che quindi il metraggio non sia lo stesso. Di tutte queste modifiche il montatore deve essere informato per tenerne conto nel montaggio.

Ricordiamo che ogni audiovisivo standard è formato da una struttura narrativa in tre atti ovvero un prologo, uno svolgimento e un epilogo. In fase di montaggio questa struttura in tre atti può essere applicata a ogni scena ma per quanto riguarda il videoclip, essendo un racconto molto breve che supera raramente i 6 minuti, è bene saper raccontare la storia applicando questa logica narrativa, senza confondere il pubblico.[2]

 

Esistono varie tecniche e stili per il montaggio di un video, dal montaggio parallelo a quello alternato.

La tecnica più nota e usata è quella del drag and drop, che consiste nel trascinare sulla time line, cioè sulla linea di riferimento temporale del vostro programma, la scena che vi interessa e poi disporla con le altre nell’ordine scelto.

Creeremo così una sequenza studiata nel minimo dettaglio, frame by frame.

 

Un altro tipo di montaggio è denominato radio cut, generalmente utilizzato nei film per creare scene con dialoghi, in cui si spezza l’inquadratura sulla battuta di ogni personaggio ma, con un po’ di inventiva, può essere adattata al nostro videoclip perseguendo la logica di spezzare l’immagine a ogni battuta, parola o periodo. In questa maniera si ha un flusso logico coerente del filmato e, sulla base di questo, possiamo anche montare parti narrative in modo da creare una strutturata parallela, con il cantante da un lato e la storia dall’altro.[3]

 

Nel caso che la scena sia stata girata con più telecamere o semplicemente registrando la performance più volte, con un piano sequenza da diverse angolazioni, si può parlare della  tecnica master shot. Con queste tracce multiple, senza interruzioni, possiamo importare sulla time line le diverse sequenze posizionandole ognuna su una traccia differente.

Nei software di montaggio la traccia superiore copre quella inferiore, quindi nel monitor dell’anteprima vedremo solo la traccia posizionata più in alto e non le altre. Per vedere le altre tracce sotto occorre spuntare l’icona della vista, generalmente rappresentata con un occhio stilizzato, della traccia più in alto. Successivamente cancelliamo le parti che non ci interessano, partendo sempre dalla traccia superiore, così da poter vedere pian piano il video sottostante alternarsi agli altri.

 

In questa maniera creeremo una sequenza di immagini perfettamente sincrona e molto fluida che racconterà il corretto evolversi temporale della scena.

Questa tecnica di montaggio può essere paragonabile a quella del montaggio multi camera. La multi camera però permette di avere una schermata con vari monitor, ognuno rappresentante una traccia e, proprio come in una regia televisiva, di scegliere di volta in volta la camera a cui dare la precedenza.

Il software, mentre mette in play tutte le tracce nella schermata di multicamera, associa ai tasti numerici una camera e, mentre si registra, premendo il tasto corrispondente al monitor-traccia, si effettua un montaggio di stacchi che verranno riuniti su un’unica traccia.

Conclusa la registrazione si avrà una traccia composta da clip di ogni camera, questa tecnica è molto utile per la maggioranza dei videoclip, dove  le inquadrature possono durare anche pochi frame e quindi diventerebbe estenuante per il montatore andare a scegliere ogni volta quei pochi frame e trascinarli sulla time line manualmente.

Questa è una delle tecniche più utili per montare una sequenza video girata con più camere e o da diverse inquadrature.

 

Mentre nel videoclip è più o meno sempre palese il taglio della scena, nel montaggio cinematografico si cerca sempre di non mostrare dove siano stati effettuati i tagli e i raccordi del video, perché tutto deve scorrere in modo estremamente fluido e con naturalezza. Ma, benché questo montaggio invisibile possa essere un concetto assai corretto, nel videoclip non sempre è utile, infatti molte volte, principalmente nei videoclip astratti o performativi, mostrare nettamente un taglio tra diverse inquadrature è una scelta studiata per creare un montaggio discontinuo che crei emozioni diverse al pubblico e ottenga l’interesse dello spettatore tenendolo incollato allo schermo.

Importante, dal punto di vista logico del montaggio, è dare una coerenza alle azioni ed evitare che ci siano dei punti morti. Questi errori possono essere evitati occupando la traccia con altre inquadrature che aiutino al conseguimento di un fine logico.

 

Un metodo molto diffuso per raffinare una scena consiste nell’utilizzo del montaggio di raccordo.

Se eseguite lo stacco sul cantante o un attore direttamente sulla battuta, mostrando la reazione di un personaggio, o un’azione che sta compiendo, mentre quell’altro individuo sta recitando o cantando, si crea un raccordo che contribuisce a spezzare il ritmo e creare una sequenza dinamica.

Seguendo questo sistema si può montare tenendo conto della recitazione e degli strumenti. Se per esempio il brano parla di una storia triste, con un finale drammatico e vi sono effetti che amplificano queste sensazioni, non potremo certamente effettuare un montaggio “tranquillo e sereno”, con lunghe dissolvenze ed effetti morbidi, dovremo anzitutto effettuare dei tagli netti sulle espressioni degli attori o del cantante in modo da far percepire subito la situazione di agitazione e magari creare dei rallenty nei momenti più tristi.

Da tenere sempre a mente per il videoclip è che le immagini si devono adeguare al brano e non il contrario.[4]

 

Uno dei problemi che vi troverete ad affrontare spesso in fase di montaggio sarà la mancanza di materiale, nonostante il lavoro durante le riprese possa essere stato fatto bene e completo non ci si rende mai conto dell’effettiva quantità di riprese necessarie finché non si arriva al momento del montaggio. Il più delle volte occorre risolvere il problema in modo creativo e immediato.

Qui entra in gioco il regista e il montatore che, di comune accordo, possono adottare alcune scelte: la prima è quella di inserire effetti o rallenting che permettano di guadagnare quei secondi necessari a dare senso al videoclip, la seconda scelta può essere quella di aumentare o diminuire la presenza di scene con cantato o senza cantato. Altra scelta può essere quella di inserire nel videoclip scene di animazione a 2d o 3d su altre inquadrature che altrimenti non avrebbero senso, per dare al videoclip la sua continuità.

Ultima scelta, quella più drastica, consiste nel recuperare movimenti bruschi di alcune angolazioni di scene considerate scarti, che rallentati o velocizzati, possono coprire i nostri “buchi” nel montaggio. È chiaro che l’individuazione di queste scene va prevista anche nella sceneggiatura.

 

Terminato il montaggio occorre rivedere, oltre al corretto funzionamento degli effetti 2D o 3D, se la narrazione scorre, se la storia e le scene cantate sono coerenti, se il flusso è abbastanza naturale e se le sensazioni trasmesse siano quelle desiderate.

Se tutto è ok si può passare al rendering finale e all’esportazione, se invece c’è qualcosa che non va occorre rivedere il montaggio e il modo in cui sono state posizionate le scene e i tagli delle inquadrature per correggere, e apportare i cambi. Il montaggio per questo genere di audiovisivo deve essere veloce, spesso discontinuo e con effetti visivi che colpiscono il pubblico.

Un modo per coinvolgere, in modo estremo, il pubblico è la semplice scelta di fare riprese con camera a mano, estremamente mosse, realistiche e dinamiche.

 

Nel videoclip quindi al di là del saper montare bene le scene, in modo da dare un senso logico, è importante mantenere l’attenzione sul ritmo del brano su cui si dovrà montare il video.[5]

 

Controlliamo nuovamente che il labiale sia in sincrono, se non abbiamo utilizzato un software di lyp sinch per sincronizzare le tracce è possibile che vi siano dei fuori sinch e in questo caso occorre porvi subito rimedio.

 

Se abbiamo deciso di effettuare un montaggio di tipo parallelo, per un genere di videoclip misto tra performativo e narrativo, dovremo mostrare a stadi alternati le due storie che avvengono in luoghi o modi differenti e non si incontrano mai.

 

Se invece si effettua il montaggio alternato, proprio come dice il nome, dobbiamo alternare l’inquadratura di un personaggio che compie una determinata azione, in un determinato luogo, con l’inquadratura di un’altro personaggio che si trova in un altro luogo, più o meno distante.

E’ la maniera del cinema di dire “nello stesso tempo”.

In questo caso i due o più soggetti, ad un certo punto si incontrano e il montaggio alternato si conclude.[6]

 

A volte la produzione dà alla fase di montaggio tempi ristretti, tre o quattro giorni per concludere il videoclip generalmente sono lo standard industriali ma si hanno anche casi dove, per necessità d’effettistica o clienti meno frettolosi, vengono dati alcuni giorni in più.

 

La regola fondamentale del montaggio di un videoclip è che si deve montare la scena sul bit, ovvero sulla battuta della canzone o più frequentemente sulle frequenze basse del brano.[7]

Il montaggio da ordine al caos che era stato creato in produzione e da senso alla presenza di macchine sceniche, come i green screen, apparentemente inutili durante le riprese ma essenziali per effetti di post produzione.

Vediamo quindi come rendere espressive queste tecniche attraverso l’effettistica.

 



[1] P. Peverini, 2004, “Il videoclip strategie e figure di una forma breve”, Meltemi Editore, Roma, pp. 65-67

[2] V. Amiel, 2006, “Estetica del montaggio”, Torino, Lindau pp. 131-134

[3] B. Long, S. Schenk, 2005, “Video digitale Il manuale”, 2a ed. Milano, Apogeo pp. 248-253

[4] B. Long, S. Schenk, 2005, “Video digitale Il manuale”, 2a ed. Milano, Apogeo pp. 255-263

[5] B. Long, S. Schenk, 2005, “Video digitale Il manuale”, 2a ed. Milano, Apogeo p. 269

 

[6] Dott. G. Snaidero, 2003/4,  “La parola tra teatro e cinema: il laboratorio di cinema”, <http://gold.indire.it/datafiles/BDP-GOLD00000000001C5E18/L.O.attivita%20cinema.doc.>

[7] S. Bertelli, 2006, “Tesi Il lavoro del regista nella produzione del videoclip italiano”, Università degli Studi di Ferrara, Corso “Tecnologo della comunicazione”, p. 22

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