Lo storyboard
Lo storyboard potrebbe essere definito da molti registi come sceneggiatura disegnata, oppure visualizzazione di un’idea di regia.
Si tratta di una serie di disegni, a volte diverse decine, se non centinaia, intenti a raccontare con le illustrazioni, inquadratura per inquadratura, ciò che verrà girato sul set.
In genere sotto i disegni vengono indicati i movimenti della macchina da presa, ad esempio: panoramica a destra, oppure carrellata in avanti; questi movimenti vengono poi indicati da diversi tipi di frecce che indicano il cambio di inquadratura o lo spostamento di camera.
Inoltre, con altre frecce, poste all’interno dell’inquadratura, si indicano i movimenti dei personaggi e degli oggetti.
Nel caso lavorassimo con macchine da presa professionali ad ottiche fisse dovremo descrivere anche il tipo di obiettivo che si intende usare, la luce o l’atmosfera che si vuole avere. Un 15mm (modi fisheye) è totalmente diverso da un 35mm (standard visivo cinematografico insieme ai 50mm).
Lo storyboard è utile nella preparazione degli spot pubblicitari e dei videoclip perché avendo a disposizione un breve periodo di tempo per presentare il prodotto, la sequenza di immagini è di rapida realizzazione, almeno che non si parli di grafici professionisti, disegnatori veri e propri, intenti a rappresentare con estrema precisione le scene.
Nel caso in cui lo storyboard sia il nostro elemento guida dovremo essere il più possibile precisi nei disegni e calcolare ogni singola inquadratura come un disegno tecnico.
Questo strumento viene usato anche per facilitare la rappresentazione di effetti speciali e stupire in fase di elaborazione del clip il nostro direttore di produzione.
È ovvio che, attraverso un disegno, è molto più facile per un regista spiegare al tecnico degli effetti visivi qual è l’immagine che si dovrà vedere nel film.
Questo senza dispendio di tempo e soldi per spiegare l’effetto creando un concept visivo.
Immaginatevi di dover spiegare come esplode una cisterna e mostrare gli effetti che ha sugli oggetti circostanti.
Creare un effetto del genere sul set è assai costoso e generalmente la scena si gira una sola volta dopo giorni di preparativi, con il disegno possiamo farlo in pochi minuti, fare diverse prove e non spendere un soldo.
In molti casi il disegno è anche più utile della grafica computerizzata.
Lo storyboard può servire, se il set è piccolo, per trovare le inquadrature migliori, cosa che capita molto spesso quando si gira un videoclip performativo, molte volte girato in piccoli studi di registrazione.
Contraddicendo la normale prassi può accadere che, a causa di tempi stretti, non si riesca a presentare una scaletta e una sceneggiatura adeguatamente dettagliate e in questi casi si risolve presentando in primis uno storyboard, il più completo possibile, che faccia comunque comprendere alla produzione quale sarà il prodotto che andremo a realizzare.
Esistono diversi modelli di storyboard, da quelli standard a quelli personalizzati.
La sua funzione principale rimane comunque quella di aiutare il regista a trovare il modo migliore per visualizzare il videoclip.[1]
Ecco alcuni modelli, tratti dal web, che si possono usare nella creazione di uno storyboard:
In questo primo modello, tratto dal film The Mist “When darkness came” di Constantine Nasr, vediamo la struttura base della rappresentazione di una breve scena.
In questa scena un millepiedi gigante entra da una vetrina frantumata.
Nel modello vediamo: in alto al centro il titolo del film, in alto a destra il numero della scena, al centro gli spazi in cui è stata disegnata l’immagine, a sinistra a fianco di ogni disegno una linea di continuità che mostra anche la presenza di un suono o rumore, mentre a destra vi è la spiegazione della scena.
Interessante notare come sono state usate le frecce bianche per indicare lo spostamento del millepiedi, che sembra proprio muoversi da un disegno all’altro.
Il modello successivo invece è molto più curato.
In alto ha le diciture che permettono di inserire, oltre al nome del progetto, il nome del regista, la data, il creatore dello storyboard, il numero della pagina e a lato delle scene il numero dell’inquadratura, la descrizione della scena e anche la location.
Modello molto utile per il nostro lavoro.
Ora vediamo gli ultimi due modelli, che sono i più interessanti per noi e per il nostro videoclip.
Quelli sottostanti sono i modelli che hanno la più facile fruizione e la maggior possibilità di personalizzazione. Come si vede abbiamo i riquadri, in cui disegnare le inquadrature, molto vicini e numerosi, il che ci permette si risparmiare pagine, un cerchio in alto a sinistra in cui inserire il numero della scena e una serie di linee orizzontali, sotto ogni riquadro, pronte ad ospitare le nostre informazioni, che siano di genere tecnico o descrittivo.
Questi modelli sono i più facili da usare ma anche i più utili per rappresentare un videoclip e il suo svolgimento.
Alcuni disegnano solo le immagini più importanti e rappresentative della storia, altri invece, minuziosamente, raffigurano le singole inquadrature, commentandole anche dal punto di vista tecnico, scrivendo vicino alla rappresentazione visiva consigli utili alla regia e a tutti gli altri collaboratori.
Quindi lo storyboard è uno strumento molto valido in quanto permette di fissare con le immagini, ciò che la sceneggiatura descrive con le parole.
Molti pensano che sia difficile disegnare e raccontare con le immagini, perciò non lo fanno.
Non bisogna essere dei maestri del disegno per fare uno storyboard, bastano anche pochi tratti per vedere come sarà la scena.
Vediamo ora dei modelli di storyboard professionali; il primo è quello di Leonardo D’Arcangelis per il suo corto “N.A.C.”
Nell’immagine vediamo rappresentata una scena in cui dei ragazzi salgono su una macchina e si avviano per la loro strada, tramite queste immagini possiamo anche intuire la fotografia della scena e l’inquadratura.
Di seguito un altro esempio di storyboard non commentato ma molto curato, uno spot della bevanda Coca Cola™, benché non sia un videoclip, le modalità di creazione di uno storyboard sono più o meno le stesse per ogni forma di audiovisivo.
Ora non ci resta che munirci di pazienza, stampare il nostro modello, o crearne uno su misura per noi, e iniziare a disegnare da soli o con l’aiuto di qualcuno più in gamba di noi, per rappresentare le scene, le inquadrature e gli spostamenti di macchina del nostro videoclip.
Sta sempre a noi decidere se descriverle, commentarle o lasciare che le immagini parlino da sole.
[1] B. Long, S. Schenk, 2005, “Video digitale Il manuale”, 2a ed. Milano, Apogeo pp. 67-70
[2] Immagini tratte dal sito http://www.ilcorto.it/ilCorto/Storyboard.htm
[3] Immagini tratte dal sito http://www.rosanas.com/new/images/Coca-Cola%20Storyboard.JPG
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